lunedì 29 maggio 2017

Un grande cuore gonfio, giallo e rosso.

Ieri è stata una giornata di lacrime e commozione.
Chi non capisce i meccanismi di Roma, della Roma e dei tifosi, non può capire cosa è successo.
Chi non comprende, dovrebbe accettare senza giudizi, perché le emozioni, i sentimenti, non si possono giudicare.
Mi trovavo a Verona, una gita in bicicletta in giro per la città in una caldissima giornata, dove ho unito lavoro e svago.
Alle 18.00 ero su un prato, con Ipad e fidanzato laziale accanto, perché questa era una partita speciale.
L'ultima partita di Francesco Totti, il mio Capitano.
Il Capitano della mia Roma, ma non solo.
Il Capitano della gente.
Il capitano che ho visto giocare per 25 anni, per cui mi sono "gasata" ovunque fossi, da casa mia, dalla Curva Sud, in spiaggia, negli scantinati dei locali italiani che trasmettevano le partite a Londra, con maxi schermi o radioline, non importava.
Il capitano che quando arriva scherza, tra la gente comune.
Che si sente il fratello di tutti perché ovunque vada viene trattato come un fratello.
Il Capitano, che gli avversari applaudono senza remore, in onore del calcio, del gioco, della bellezza del gesto tecnico, dell'arte.
Roma non si spiega, neanche si racconta in realtà.
Siamo morbosi dei nostri amori, siamo viscerali e impazienti e incazzati e anche incazzosi.
Siamo Giallorossi e questo non è uno status mentale... è il cuore che abbiamo inciso, sempre e comunque.. può non essere condiviso, ma non è un caso che questo è stato proprio il nostro Capitano.
Un artista, che " smetterà di emozionarci con i piedi, ma il suo cuore sarà sempre con noi".
Questa è la differenza: il cuore.
Perché quando c'è amore, si sente... e Francesco lo sa che lo abbiamo amato, sul serio.
Dietro quei cartelli gialli, col numero 10 scritto in rosso, ognuno piangeva.
Da casa, di nascosto o senza vergogna, ognuno si commuoveva.
Il nostro Capitano piangeva.
Spegnere la luce è difficile, lo è per chiunque abbia dedicato con passione tanti anni al proprio lavoro... un po' mi piace pensare di aver partecipato a questo commiato così come ho avuto la fortuna di vivere tutto il resto di questa magica favola: le coreografie, le battute, gli abbracci con sconosciuti, i mille aneddoti, le delusioni, la gioia, le sciarpe inzuppate di pioggia e sudore.
E' rimasto sempre un uomo, solo un uomo, e ce lo dice, senza nessun velo, spassionatamente, nella lettera scritta nel suo stile, per noi:
"VI AMO."
E noi pure, Francé.
Tanto.








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