martedì 10 aprile 2018

Giappone

Come sempre, quando tutto sembra non avere più senso, quando ci si ritrova a non essere più esattamente in equilibrio, quando il buio prevale... viene fuori l'istinto, quello vero, quello di sopravvivenza.
Raccontare è sempre stato parte della mia vita.
E' per questo che in un momento così delicato, di transizione, di cambiamento... trovo sia semplice e giusto "vuotare il sacco", in tutta sincerità, senza giri di parole, senza cercare il giusto modo, il titolo o la forma appropriata.
Per questo ho deciso di non cambiare la formula di un blog con la b minuscola, che nasce dalla mia esigenza primordiale di scrivere e di condividere, senza altre aspettative.
Forse un giorno riuscirò anche ad andare oltre, a confessare la serie di avventure e disavventure che hanno delineato gli ultimi anni, la fatica e lo sconforto di alcuni giorni, ma oggi, è del Giappone che voglio raccontare.
E nonostante i miei occhi ed il mio PC siano pieni di bellissime immagini, di paesaggi e giardini e templi, ho deciso di volare basso.. e provare a descrivere senza l'utilizzo di "effetti speciali".
Ho scoperto che la lingua Giapponese è di facile comprensione per un Romano: le consonanti sono spesso meravigliosamente marcate, mi è piaciuto il suono.. mi è piaciuto davvero molto.
Mi rendo conto che è difficile anche solo provare a descrivere questo popolo, il racconto perderebbe la poesia della loro gestualità: in questo paese la gentilezza è un rito d'amore e di rispetto che sembra sacro verso il prossimo e spesso ti viene voglia di prenderne uno e portartelo a casa con te.
Non è una "facciata", sia chiaro.
E' vero, tangibile ed è estremamente potente.
Disarma e contagia.
Il mio vero viaggio è stato avvicinarmi per quanto più mi è stato possibile a loro, a questi "isolani" così umili e disponibili, cercando di capire il senso dei loro gesti, il ruolo vero dei loro sentimenti, di paure in parte nascoste, di estrema predisposizione verso il prossimo.
Volevo comprendere meglio la loro umiltà, il loro modo di abbassare gli occhi, le loro usanze, i loro riti.
Ho osservato a bocca aperta i colorati atteggiamenti contraddittori, i quartieri rumorosi e sovraffollati di Tokyo, le strade dove regna il motore elettrico, per assurdo silenziosissime, i costumi dei cartoni animati, l'eleganza nel portamento delle donne, i ciliegi in fiore nei parchi nel cuore della metropoli.
Un paese dove la pulizia è Cultura: la propensione a lasciare al prossimo, in eredità, un posto pulito dove sedersi, che sia il sedile di un treno o di un water!
E piccola e ignara, sono stata rapita dai misteriosi vicoli di Kyoto, capitale antica, il legno e le luci, i meravigliosi tetti,  il profumo di incenso, le statue, le bancarelle ricche di cibo straordinario.
Ci ho lasciato un pezzo grosso di cuore.
Le Geishe, creature meravigliose, la notte ed i suoi aspetti più esotici, ma anche il mistero, perché rimane comunque il fatto che forse ad una occidentale, seppure curiosa come me, non è dato di sapere la storia vera.
Che forse quella storia rimarrà sempre una specie di segreto e che è solo grazie a quello che non viene rivelato, che sarà sempre così affascinante.
A volte ci si commuove davanti ad un tramonto, ad un panorama mozzafiato, ad un'esperienza che toglie il respiro.
Stavolta i miei ricordi sono davvero nitidi e congelati sugli sguardi timidi di quei volti così unici, persone davvero speciali che ho avuto il piacere e l'onore di incontrare.
E concluderei nell'unico modo possibile, che mi è stato insegnato senza lezioni ne' corsi, senza le parole.
Se potessi farvelo vedere, racchiuderei tutto il racconto porgendovi un sincero, devoto e dignitoso inchino.
Sempre grata.


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